Hic rhodus, hic saltus
Hier ist die Rose, hier tanze
(Hegel)
Salta i folli salti
sul ponte della nave
a pochi suoni alti
ribatte quello grave
all’alti suoni ‘l passo
picchia e con la mano
ritma e per il basso
poggiala sul piano.
All’orlo dell’abisso
scivola il veliero
senza un porto fisso
o traccia di sentiero
s’alza sulla cresta
e dentro l’onde cave
il ritmo della festa
il ballo della nave
si cancella il flutto
come se non fosse
solo il ballo è tutto
e son le rose rosse
oggi è qui la danza
qui ci frusta l’onda
altra non v’è stanza
al suono di ghironda
il passo della danza
congela la paura
il gorgo non avanza
fin che il salto dura.
Il vortice rigira
il ballo non s’arresta
dentro l’onda attira
le note della festa
ma sali sulle corde
balla e non pensare,
quando l’ora morde,
quant'è fondo il mare
l'onda sul veliero
batte e passa in fretta
bussa al tuo pensiero
e tu non dare retta
al suono della banda
il piede fa pulsare
inutile domanda
quant’è largo il mare
nella notte ondeggia
il ponte del veliero
come può la scheggia
comprendere l’intero?
Polena ch'è di fronte
le braccia del pennone
quanti passi il ponte
la ruota del timone
tutti hanno misure
trovate con le spanne
ma prova le paure
segnarle sulle canne
gira il girotondo
scorda nell’ebbrezza
come cala al fondo
lo scafo che si spezza
questa la sapienza:
l’uomo nel presente
non può fare senza
l’inganno della mente.
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